Giuseppe Bavuso art director di ERCO da 10 anni

In occasione dei 10 anni di collaborazione con Erco, l’architetto e designer Giuseppe Bavuso ripercorre il suo iter progettuale con l’azienda comasca, prima e unica realtà nel mondo del serramento ad avvalersi dal 2011 di un art director per la progettazione di infissi di design. A lui è stato affidato il compito di trasformare la finestra in un progetto innovativo per estetica e funzionalità, elevandola a un elemento di design funzionale e personalizzabile. Giuseppe Bavuso ci ha parlato degli innovativi sistemi di infissi realizzati con Erco, le collezioni Shade e Dry, e di quella che sarà l’evoluzione del serramento per il futuro, ma anche di sostenibilità e risparmio energetico e del suo modo personale di interpretare l’architettura e il design, considerate due anime della stessa disciplina.
Sono 10 anni che collabora con Erco in qualità di Art Director: nessuna azienda di serramenti, anche più grande e importante, ha una collaborazione di questo livello, cosa significa per lei aver realizzato un “serramento di design”? Ci può raccontare il percorso e l’esperienza maturata in questi anni nel campo dei serramenti?
“Mi è piaciuto fin da subito cogliere la sfida che Erco mi aveva proposto, e cioè quella di lavorare in un settore, quello della serramentistica, che per me era nuovo e in generale per il mondo del design non era consueto. La sfida è stata proprio quella di prendere un elemento architettonico quasi sempre secondario, e non molto caratterizzato nella sua struttura, per farlo diventare un vero e proprio oggetto di design, e nello stesso tempo estremamente importante nella definizione architettonica dell'edificio, lavorando in due direzioni complementari: l'aspetto tecnico e prestazionale nella direzione della sostenibilità e sull’aspetto estetico che è sempre stato trascurato”.
Come è arrivata l’ispirazione per la progettazione di Shade?
“In questi anni, abbiamo lavorato come se il serramento fosse sdoppiato in due elementi separati: la parte interna e la parte esterna. Preso atto di tutte le caratteristiche tecniche e prestazionali che l’oggetto doveva avere, ci siamo concentrati per realizzare un abito più consono all’attualità del design, lavorando sull’infisso in modo che potesse essere, oltre che fortemente prestazionale, anche bello esteticamente. Il nostro obiettivo, partendo da dei presupposti che sono molto tecnici, legati alle prestazioni e funzioni che il serramento deve avere, è quello di poterlo poi interpretare con il mio modo di vedere il design e l’architettura. Design e architettura sono infatti due anime della stessa disciplina”
E dopo è arrivata la collezione Dry: qual è stata la “visione” e cosa ha significato vincere il Red Dot Award?
“Successivamente è nato anche Dry, con cui l’azienda si è aggiudicata il Red Dot Award nel 2019. Questo è stato un bellissimo traguardo perché ha gratificato il nostro lavoro di squadra: abbiamo lavorato per realizzare un bel serramento, non certo per vincere il premio. Ma ciò significa che abbiamo centrato non solo gli obiettivi di produzione commerciale che l’azienda si poneva, ma anche di aver ideato un bel prodotto riconosciuto anche in senso generale per tutte le sue caratteristiche estetiche e prestazionali, dal mondo del design e da chi giudica e valorizza quel che noi facciamo”.